Prendersi cura di un animale domestico favorisce il benessere delle persone anziane

Lo psicoterapeuta infantile statunitense Boris Levinson negli anni ‘60 si rese conto in maniera del tutto casuale di come la presenza del suo cane fosse di beneficio ad un suo paziente autistico; quindi con il nome di PET THERAPY (terapia con animali da affezione) introdusse l’impiego di animali da compagnia come sostegno alle cure tradizionale di specifiche malattie o come sostegno a persone anziane che, pur non presentando particolari patologie, soffrono di solitudine o isolamento sociale.

Accudire un animale, come hanno dimostrato diversi studi, promuove cambiamenti ormonali nel cervello. Si abbassa lo stress, aumenta il benessere, migliora l’umore, si sviluppano le capacità relazionali e si accresce l’autostima. E’ comprovato che anche solo 15 minuti in compagnia di un animale domestico sia di beneficio per i processi di apprendimento, per rinforzare la memoria, per accrescere la fiducia verso gli altri e, non ultimo, promuova legami affettivi.

 

ORIGINI E SVILUPPI DELLA PET THERAPY

Sin dal lontano 1700 si trovano tracce di documenti dai quali emerge come l’interazione uomo – animale sia stata usata a scopi terapeutici, prima in modo sperimentale poi via via in modo più strutturato e mirato sia in Inghilterra che negli USA. Diversi sono stati gli animali coinvolti, da quelli di fattoria ai classici da compagnia.

Attualmente il termine Pet Therapy è stato sostituito dall’acronimo IAA (Interventi Assistiti con Animali) che sottintende un insieme di attività di educazione e interazione strutturate con animali, volte alla cura di malattie specifiche e al miglioramento qualitativo della vita. Tali attività non sono improvvisate, ma vanno gestite da personale appositamente formato che lavora in equipe. Anche la scelta della tipologia di animale coinvolto varia a seconda degli obiettivi da perseguire, in relazione alla situazione oggettiva del paziente coinvolto. La Pet Therapy, o IAA che dir si voglia, è riconosciuta ufficialmente come cura facente parte del SSN sin dal 2003 con un decreto del Consiglio dei Ministri.

 

BENEFICI DELLA PET THERAPY

La presenza di un cucciolo o di un animale di affezione ha effetti benefici nella vita di chiunque e in qualsiasi età, ma nell’ultima parte della vita è un valido ausilio al rallentamento dell’invecchiamento. Il prendersene cura incide su vari aspetti della salute, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Gli anziani cadono spesso preda della depressione e dell’ansia e/o soffrono di ipertensione dopo essersi ritirati dalla vita attiva. Il dover accudire un altro essere vivente che dipende solo da loro aiuta a combattere il senso di vuoto e di inutilità che spesso li assale e di conseguenza porta a ridurre l’uso di psicofarmaci.

Se l’animale prescelto è un cane, poi l’anziano sarà stimolato a muoversi per portarlo a fare le sue passeggiate quotidiane e quindi si troverà, quasi senza accorgersi, a praticare attività motoria. Anche il contatto fisico con l’animale è fondamentale soprattutto per anziani che vivono o in struttura o lontano dalla famiglia. E’ stato verificato che persone sofferenti di Alzheimer o di demenza facilmente instaurano un rapporto con un animale d’affezione più che con le persone perché vengono richiesti meno capacità (uso del linguaggio o della memoria), ma bastano pochi gesti che vengono subiti ricambiati con gratificanti espressioni di affetto.

Aggressività e angosce vengono così ridimensionate. I benefici della Pet Therapy si sviluppano a 360°, quindi vi sono cambiamenti ormonali che sottendono alla riduzione dello stress, al miglioramento dell’umore, all’incremento della vita sociale, dell’apprendimento e della memoria. Si sono anche riscontrati abbassamento del colesterolo, riduzione dell’ipertensione (quindi prevenzione di ictus/infarto) e miglioramento delle capacità motorie (prevenzione di incidenti domestici/cadute).

 

GESTIONE DELLA PET THERAPY

La Pet Therapy è stata introdotta in molte strutture a supporto delle cure tradizionali dove i pazienti vengono seguiti da personale apposito secondo un protocollo definito, ma si può benissimo praticare anche in casa semplicemente “adottando” un animale per i propri cari e supportando eventualmente l’anziano nella gestione fisica dei suoi bisogni quotidiani, qualora la persona abbia limiti fisici tali che non gli permettono di occuparsene personalmente. E’ buona norma vagliare accuratamente quale “PET “ da adottare facendo un’analisi oggettiva della situazione familiare /sanitaria dell’anziano con cui andrà a convivere e considerando anche le peculiarità proprie dell’animale che dovrà essere di facile gestione.

In quest’ottica va considerato che qualora fosse necessario affiancare una badante nella vita di un anziano, questa sarà certamente in grado di coadiuvarlo anche nella cura dell’animale d’affezione facendosi carico delle necessità “fisiche“, ma lasciando all’assistito la cura “affettiva” con l’impegno di accarezzarlo o spazzolarlo e gestirlo in piccole cose, con grande beneficio di entrambi.

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